Comportamento sessuale e il tabagismo sono i principali fattori di rischio per il papillomavirus: quando colpisce le mucose della bocca, può causare lesioni pre-tumorali nel 10 per cento dei casi.

 

Cresce il rischio di cancro orale per i fumatori, non solo correlato al vizio della sigaretta ma anche al papilloma virus, il cui rischio di infezione sembra più alto proprio nei tabagisti. Il possibile legame è stato messo in luce da uno studio apparso sulle pagine di JAMA, ma è ancora tutto da chiarire.

I ricercatori della Johns Hopkins University di Baltimora hanno analizzato i dati di quasi 7 mila americani, raccolti dalla National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES), di cui un terzo ha dichiarato di ricorrere a prodotti contenenti tabacco e nicotina (sigarette in primis, ma anche gomme o tabacco da masticare). Ecco l’identikit di questa categoria, stando alla fotografia scattata dall’indagine: maschio, giovane, con cultura medio-bassa e un più alto numero di partner sessuali nell’arco della vita.

Il 63 per cento del campione totale è risultato positivo per l’HPV-16, uno dei ceppi del papilloma virus che colpiscono l’uomo, dopo essere stato sottoposto a un test sulla mucosa orale. Dai dati raccolti il team statunitense ha potuto concludere che sia il comportamento sessuale che l’esposizione al tabacco sono importanti fattori di rischio per l’infezione virale al cavo orale. L’indagine fornisce validi spunti per ulteriori approfondimenti: la correlazione tra HPV-16 e cancro alla bocca è ancora oggetto di studio, sembra che il papilloma virus (trasmesso anche attraverso il sesso orale) sia uno dei principali fattori di rischio per le neoplasie che colpiscono labbra, lingua, gengive, laringe, faringe e palato. Seppure in aumento, sono forme tumorali non comuni e solo il 10 per cento delle infezioni causate dall’HPV conduce effettivamente a lesioni precancerose. «Sicuramente è da valutare il ruolo del tabacco nella naturale evoluzione dell’infezione da HPV-16 e la sua progressione verso la forma maligna», hanno concluso i ricercatori.