Tratto da LaStampa.it

Attenti al «giro vita» e agli eccessi calorici. I consigli per contrastare l’ipertrofia benigna della ghiandola

 


L’iperplasia prostatica benigna, ovvero l’ingrossamento della prostata, come è noto, è molto diffusa dopo i 50 anni e si aggrava con l’età. La novità è che anche la dieta, almeno secondo studi preliminari, sembra avere un ruolo nella sua insorgenza. «È sempre più evidente - dice infatti Furio Pirozzi Farina, professore associato di urologia e direttore dell’Unità Operativa dipartimentale di urologia andrologica all’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Sassari - che, come avviene per altre malattie, la dieta e lo stile di vita possano influenzare anche l’instaurarsi e il progredire dell’ipertrofia prostatica benigna e dei conseguenti problemi urinari. Alla base di questa convinzione c’è l’osservazione che questi disturbi si sviluppano spesso in concomitanza con la sindrome metabolica, condizione caratterizzata da un insieme di elementi di rischio cardio-metabolico, quali aumento del girovita, intolleranza al glucosio, ipertensione, alterazione dei lipidi plasmatici. L’infiammazione cronica associata alla sindrome metabolica, colpendo tutto l’organismo, colpirebbe anche la ghiandola prostatica, causandone un aumento di volume»

Quale consigli dare, allora? «Fra i fattori che potrebbero avere un ruolo - commenta Mario Maggi, professore di endocrinologia all’Università di Firenze e responsabile di una revisione degli studi in materia, appena pubblicata su International Journal of Endocrinology - ci sono gli eccessi calorici, un’elevato girovita e il sovrappeso. L’iperplasia prostatica benigna è stata anche associata a un elevato consumo di grassi di origine animale, carni rosse e in particolare di acidi grassi polinsaturi (contenuti in molti oli di semi) che possono indurre e sostenere la risposta infiammatoria nelle cellule prostatiche. Al contrario, un elevato consumo di vegetali, in particolare frutta e verdura ricche di beta carotene, luteina, o vitamina C, è stato associato a una riduzione del rischio. Ma anche l’attività fisica all’aria aperta conta moltissimo: si sommano l’effetto benefico del moto e, grazie all’esposizione al sole, l’aumento della produzione di vitamina D, importante agente anti-proliferativo e immunodepressore per la prostata». Che cosa consigliare riguardo a alcol e alla caffeina? «Le linee guida europee suggeriscono di evitarne, o almeno moderarne - prosegue Maggi - il consumo, per il loro possibile effetto diuretico e irritante. Ma il nesso causa-effetto è debole». E l’acqua? «Bere in quantità adeguata è sempre importante - riprende Pirozzi Farina -, ma bisogna evitare di esagerare prima di coricarsi». Spezie e peperoncino fanno male? «Non solo loro, ma anche i formaggi dal sapore forte andrebbero consumati con molta moderazione: possono aumentare l’infiammazione anche a livello prostatico».